L’oncologo Gianni Amunni spiega ad Oncoline perché è arrivato il momento di demitizzare il ‘male oscuro’ e la paura che lo circonda, al fine di creare un nuovo clima culturale.

Si può parlare di cancro come se fosse diabete o colesterolo? Si può chiedere a un paziente da quanto tempo è guarito? Insomma, si può alleggerire il carico emotivo che il cancro ancora si porta dietro? Le risposte – tutte affermative – arrivano dall’oncologo Gianni Amunni, Direttore Generale dell’Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica della Regione Toscana (Ispro), e dal giornalista scientifico Walter Gatti, che hanno scritto a quattro mani il libro ‘De cancer. Esperienze e storie per demitizzare il male oscuro’ (Caissa Italia Editore, pagg. 144, euro 15.00), un volume che punta a raccontare il cancro come malattia cronica. Ad Oncoline, il professor Amunni spiega come sia possibile creare un nuovo clima culturale, sociale e organizzativo che abbia poi delle ricadute concrete sulla diffusione di informazioni e sane abitudini preventive anche sulla popolazione dei ‘sani’ e non soltanto sui pazienti oncologici.

Come si fa a demitizzare il male oscuro? Anche se è vero che sono stati fatti tanti progressi e oggi il tumore si può cronicizzare, per chi riceve una diagnosi si tratta pur sempre di una brutta notizia….

“Usiamo ancora linguaggi del secolo scorso per parlare di una malattia che dovrebbe essere letta secondo i numeri di oggi. Se continuiamo a chiamare i guariti sopravvissuti e i pazienti cronicizzati, lungo sopravviventi abbiamo un approccio di linguaggio fortemente partigiano che non è più adatto. E’ vero che è una malattia seria e difficile da curare, ma i numeri ci dicono che oggi le possibilità di cura sono molto migliorate e che i tumori non sono tutti uguali. Per esempio, la guarigione del tumore della mammella diagnosticato allo screening raggiunge quasi il 90% dei casi con un valore nettamente migliore di tante altre malattie delle quali non abbiamo paura e di cui parliamo con più leggerezza”….Continua su LaRepubblica >>

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